UN EDIFICIO PER LA CITTA’
CONVIENE ABITARE IN CENTRO
IL CONVENTO D’OGNISSANTI
da MODULO del settembre 1995
di Paolo Prosperi
Le antiche mura (i primi scritti risalgono al 1200) racchiudono ora spazi per la residenza, dopo un lungo iter di recupero, molto attento alla “naturalità” dei componenti e alla loro memoria storica.
L’intervento di restauro, condotto tra gli anni ’83 – ’88, riguarda il recupero del manufatto seicentesco e alla ricostruzione del quarto lato su Via S. Caterina distrutto da un incendio. Da alcuni decenni, l’imponente complesso edilizio, giaceva abbandonato e fatiscente, alla confluenza di due vie di grosso traffico e affacciato sul fiume “Retrone”.
Fin dall’inizio l’analisi ha colto il “valore ambientale” del manufatto e obiettivo primario del progetto è stato di ricostruire un “pezzo di città”. Non una qualsiasi città, ma la città del Palladio. Ricostruire lo spirito del luogo, di conseguenza, è diventato principio imperativo dell’intervento e l’umiltà progettuale il codice professionale.
La facciata distrutta, della quale non fu possibile rintracciare documentazione, è stata edificata a partire dal restauro conservativo di alcune porte esistenti al piano terra malamente sopravissute all’incendio, adottando un ordine di foratura nella parte superiore, corrispondente.
Il recupero ha pure anticipato una grande sensibilità ai materiali naturali e alla manualità artigianale, talché il complesso seicentesco ha offerto alla fine una immagine “credibile” e l’intervento non è stato falsificante.
L’iter progettuale si è sviluppato, in stretto accordo con la Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici, secondo i criteri di un restauro conservativo e di una osservanza rigorosa degli elementi architettonici, delle strutture, dei ritmi compositivi esistenti. L’intervento edilizio si propone di ricostruire il lato mancante su strada, a chiusura del quadrilatero originario.
Il volume ricostruito si presenta dalla strada con una facciata piena e continua con due ordini di aperture: restauro conservativo delle porte esistenti al piano terra e al piano primo riproposta di finestre con dimensioni e schema di elle ancora presenti sul lato sinistro verso la chiesa.
Dalla parte interna, il porticato, a proseguire l’esistente avrà la medesima configurazione strutturale e ritmica, con recupero “quasi museografico” degli elementi architettonici in pietra sopravvissuti all’incendio degli anni cinquanta.
Gli interventi edilizi nell’interno dei volumi esistenti rispettano le strutture murarie portanti originarie, con recupero conservativo di tutte quelle situazioni (quali volte a botte e a crociera in mattoni, scale di particolare pregio architettonici, ecc…) che definiscono la dignità architettonica del complesso monumentale. Particolare attenzione è stata dedicata alla cappella interna al convento.
E’ un mirabile vano a botte settecentesco con affreschi murali e riquadrature in stucco.
Il restauro del complesso vuole qualificarsi anche per l’uso di materiali che esprimono, nella manualità dell’esecuzione e nella “naturalità” dei loro componenti e del loro trattamento, un sapore di “memoria storica”.
Ad esempio, non vengono proposti i pavimenti industriali, ceramici, è stato adottato il pavimento battuto alla veneziana, ed il legno, i soffitti del coperto prevedono l’orditura in legno con recupero delle tavelline vecchie.
I nuovi spazi
La soluzione progettuale vuole offrire, a chi ha deciso di abitare dentro il centro storico, le comodità ed i servizi tecnologici che sono proprie delle case fuori città, in uno splendido scenario storico di sicuro prestigio.
L’ubicazione del complesso è tra le più interssanti, vicino alle direttrici est ovest tangenziali alle arterie urbane, ma soprattutto immediatamente a ridosso del nucleo storico di Vicenza. la Piazza della Basilica, il Teatro Olimpico, la Stazione, tutti i principali servizi sono piacevolmente raggiungibili a piedi.
L’accesso di Via S. Caterina introduce sotto il portico nella splendida sequenza degli archi del chiostro, cui fa da contrappunto il manto di tappeto verde del cortile. Tutti gli spazi collettivi manterranno nelle finiture quel sapore di aristocratica signorilità che solo il restauro architettonico può trasmettere.
Sotto il cortile viene realizzata un piastra di garages e cantina, facilmente raggiungibile da due punti del percorso claustrale.
Alcune residenze al piano giardino godono, di una scala interna, di uno spazio interrato con volte originali in mattoni.
Gli appartamenti al piano primo godono di una luminosa doppia altezza, con soppalco che si affaccia sul piano giorno, con un magnifico tetto in legno e tavelline vecchie di recupero, parzientemente assemblate come un tempo.
Alcuni spazi di lavoro ad uso commerciale direzionale potranno integrare e completare il concetto di residenza.
Caratteristiche degli appartamenti
Con lo scopo di riproporre totalmente la originaria immagine del manufatto architettonico, le demolizioni iniziali delle strutture fatiscenti hanno previsto il recupero, di quei materiali quali modanature in pietra, tavelle, travi, ecc…, che con idoneo trattamento si prestano al riuso.
Il biancone classico e rosato è il materiale base per scale e pianerottoli. Ad esempio gli scalini di accesso alle residenze hanno spessore di 6 cm, lavorati con il profilo a doppia sagomatura, le pareti hanno finitura a marmorino, le ringhiere saranno in ferro battuto ed elementi verticali fusiformi.
Il tetto di copertura delle mansarde é in una struttura mista: alcune putrelle tinta canna di fucile sorreggono una orditura di travi vecchie (e nuove) e muraletti con tavelle a vista in buona parte di recupero.
Sopra le tavelle, un doppio strato di pannelli ad alto potere isolante, una cappa con rete e un doppio strato di guaina, danno garanzia di un tetto perfettamente eseguito, per il coperto della parte ricostruita su strada vengono impiegate tavole di legno con incastro a maschio e femmina in sostituzione delle tavelle.
I solai del piano mezzanino sono del tipo “galleggiante” a struttura mista, con orditura principale in putrelle, orditura secondaria in travi e impalcato di tavole a vista.
I solai rimanenti vengono eseguiti in laterizio tradizionale. Conseguentemente, tutti i pavimenti vengono proposti in battuto alla veneziana, nelle due varietà a fondo verde e a fondo cotto-rosato anche per la zonoa notte.
Tale proposta riconosce al pavimento in battuto un “sapore antico” altamente unificante.
Le volte del sottoportico
In merito al problema delle volte del sottoportico, complessivamente lungo circa 130 ml, sono state adottate varie tipologie d’intervento coerenti con le varie situazioni murarie.
La Soprintendenza ha imposto l’intonacatura di tutte le volte, come da prassi documentata, ed esempi esistenti in altre “fabbriche” vicentine.
Ecco le fasi del lavoro:
costruzione ex novo del quarto lato mancante del chiostro affaciantesi su strada S. Caterina (tutto perduto a causa di un incendio nel 1940). La ricostruzione, a partire da alcuni fori porta individuati, ha seguito e interpretato lo spirito del manufatto seicentesco, con umiltà e semplicità, senza interventi o manomissioni. Le volte, seguono il ritmo compositivo e i moduli del portico esistente, in maniera naturale. Posta la loro intonacatura, sono state gettate in opera con l’uso di sagome di materiale espanso economico. Il risultato a fine lavori è del tutto credibile, con l’uso di vecchi capitelli e paraste recuperate in loco ed altri eseguiti ex novo ma trattati con velature. Bonifica di alcune volte deteriorate. Alcune volte, allo scoperto dopo l’incendio, hanno richiesto una completa bonifica dei materiali fomanti il pacchetto di calpestio. Con un procedimento assolutamente pragmatico, sono stati asportati i cocci e il terriccio di riempimento di forte spessore (vari strati di terra, pietrame e piastrelle sedimentali nel tempo). Contrariamente alle aspettative, non sono risultati fessurazioni o altri danni di rilievo per la temporanea nuova condizione statica; l’intervento manuale di bonifica su alcuni mattoni deteriorati si è poi svolto in maniera soddisfacente.
Restauro delle volte esistenti. Tutte le volte protette dai volumi soprastanti e dal tetto di copertura sono state restaurate e comunque rispettate nella loro integrità originale, senza interventi di manomissione o parziale modifica. Particolare cura è stata posta nell’uso di mattoni originari recuperati da contigue strutture fatiscenti demolite, al fine di garantire la continuità chimico-fisica dei materiali impiegati e la compatibilità. (Non è infrequente vedere mattoni nuovi inseriti in tessiture antiche e “scoppiati” dopo alcunianni).
NOTE STORICHE
DAL 1215….
La città di Vicenza comincia ad espandersi, fuori dal nucleo storico originario, in epoca medioevale lungo le strade di connessione della città col territorio circostante.
E’ questo il periodo che vede nascere il Borgo Berga lungo la “Strada Maestra” di comunicazione con la zona Riviera e che dette le prime notizie sul convento Ognissanti.
Risulta che fin dal 1215 fu dimora, con la vicina chiesa di Porta Monte, di un ordine monastico.
Dopo varie vicende, agli inizi del secolo XVII il convento di Ognissanti assume in maniera definitiva un ruolo molto importante come manufatto storico e architettonico nella città.
Nel 1614 si iniziò a ricostruire la chiesa di Porta Monte, già abbandonata e diroccata, e subito dopo il convento fu completato con il chiostro. Da alcuni venne attribuito ai disegni del prete Giacomo Montecchio, altri dicono che il quadrilatero, ancor oggi visibile, fu costruito su disegno del Pizzocchero.
Nel disegno a penna del Briatti (1654), in basso, l’organismo edilizio risulta in sè compiuto. Il convento dette quindi forma e fisionomia al punto di congiunzione tra la Via S. Caterina (percorso principale del Borgo), il fiume Retrone e la Porta Monte verso la quale scendeva dalla collina il suggestivo percorso delle scalette di Monte Berico. In questo periodo forse culminò l’importanza del complesso monastico. L’epoca napoleonica segnò il termine della sua funzione originaria e l’inizio della trasformazione ad uso abitativo.